mercoledì 21 settembre 2011

FESTA DI SANT'AGOSTINA PIETRANTONI A POZZAGLIA SABINA (RI) 11 SETTEMBRE 2011

  Innanzitutto, occorre dire che è stata una bella festa. Partecipata e molto sentita. Sebbene Sant'Agostina, probabilmente per il fatto di essere una Santa recente, non sia ancora molto conosciuta, nei suoi devoti ha la capacità di suscitare una devozione potente. Ovvero, non è il numero dei fedeli quello che conta, ma la qualità del sentimento che anima i devoti. Che sono arrivati a Pozzaglia pieni di fede e devozione, a celebrare la loro Santa, da varie parti d'Italia. Delegazioni provenienti da vari luoghi, tra cui Civitavecchia, Cervia, Ferrara, oltre che da vari istituti sanitari, hanno partecipato alla Messa per poi passare in processione per le vie del paese, il tutto con grande devozione e rispetto. Durante la Messa, mi è piaciuta l'omelia del Vescovo. Che è stata assolutamente concreta e diretta, e da più parti ho sentito commenti di approvazione. Molto sentita, ed intima, la processione per le vie del paese il Sabato sera. Quello è stato un momento suggestivo: immagini di Santa Agostina appese in ogni vicolo, stendardi con i suoi motti (in particolare il "per Gesù tutto è poco", assolutamente incisivo) appesi ad ogni balcone o finestra. Suor Agostina è l'anima di Pozzaglia, ed è in occasioni come questa che ciò emerge in tutta la sua evidenza. Altro momento "forte" è stato, alla Domenica pomeriggio, l'adorazione eucaristica ed il bacio della reliquia. La chiesa gremita di gente, ordinatamente in fila per rendere omaggio alla loro Santa, loro vanto. E' grazie a Suor Agostina che l'esser Pozzagliesi è un onore, cosa di cui andare fieri. Fierezza ed umanità, ed agggiungerei anche familiarità: questi i sentimenti che animano questa gente. Fierezza della gente di montagna, che sa vivere con semplicità e con chiari valori. Che sa dare la giusta importanza alle cose. Che sa che non servono grandi cose per vivere bene, purchè si sia in grazia di Dio. Gente che sa che cosa è la solidarietà: come le casette del paese, strette strette le une alle altre, i Pozzagliesi sanno che, quando si è in pochi, conviene unire le forze. Ed è così che tutti si danno una mano, ed in questo emerge l'umanità del borgo.  Apertura e familiarità, senso dell'ospitalità e dell'accoglienza: io, arrivato a Pozzaglia da perfetto sconosciuto solo pochi mesi fa, guidato forse dal caso ma più propriamente dalla Provvidenza, sono da subito stato accolto come uno in più di quei Pozzagliesi che per necessità hanno dovuto trasferirsi altrove per lavoro. Ma che nei momenti importanti sempre ritornano al nido di origine. Come la nostra Santa Agostina che, trasferitasi a Roma per compiere la missione che il Signore le aveva riservato, è sempre rimasta legata alla sua terra. Per comprendere la sua vita e le sue opere, credo non si possa prescindere dal contesto nel quale è nata e cresciuta: mite e volitiva, al contempo decisa e caritatevole. Quanto di questo carattere sarà stato influenzato da quell'ambiente, duro in quanto povero di risorse, ma così ricco di umanità! Credo che i Pozzagliesi di oggi portino con sè questa felice eredità culturale, dote assai rara ai giorni nostri. E che, in fondo, siano tutti figli di Sant'Agostina: la Santa che, oltre a portare Pozzaglia, sconosciuto borgo della Sabina, agli onori delle cronache, ha lasciato loro in dono quel modo di essere: l'essere Pozzagliesi. Evviva Santa Agostina!